Quando finirà la crisi?

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Quando finirà la crisi? La risposta più giusta sarebbe "mai" poiché, come in molti si sono accorti, questa crisi ha poco in comune con quelle precedenti. Si tratta in realtà di un nuovo modo di fare impresa che sta aprendo nuovi scenari, anche economici.
Di conseguenza una risposta altrettanto giusta potrebbe essere "per alcuni la crisi finirà subito, a patto che...".
...a patto che ci si renda conto di cosa serve oggi di diverso, rispetto a ieri, per non far parte delle tante aziende che verranno inevitabilmente stritolate dalla globalizzazione e dalla grave mancanza di finanziamenti alle imprese.
Anche nei prossimi anni ne vedremo delle belle, poiché non ci sono segnali che indichino una reale riapertura del credito da parte delle banche. L'obiettivo sarà "sopravvivere" con le proprie forze, per poi andare a prendere quelle fette di mercato lasciate libere da chi non ce la farà. Potrà sembrare un discorso cinico, ma purtroppo è lo scenario più vicino alla realtà.

Cosa servirà, dunque, per rimanere in piedi?
Quelle che seguono sono solo delle indicazioni generali che andrebbero poi calate sulla realtà specifica di ogni azienda. Non sono la panacea assoluta, ma per una PMI potrebbero rappresentare l'unica vera possibilità di salvezza.
- Il primo punto ha a che fare con la "reputazione". Oggi come oggi essere considerati un'azienda seria, affidabile, moderna, ben gestita, che valorizza i rapporti umani, dagli alti standard qualitativi fa davvero la differenza. Consigliamo la lettura dell’articolo Gli standard qualitativiper chiarire meglio questo concetto spesso travisato.
- Un secondo aspetto è legato alla capacità di uscire dalla mera vendita di prodotti/servizi per offrire ai clienti una soluzione "psicologica", oltre che concreta. Oggi non acquistiamo più vestiti solo per proteggerci dal freddo, ma anche per incarnare "ruoli". Non compriamo il cibo solo per sfamarci ma anche per essere più "sani". E così via. Risulta di conseguenza molto limitativo presentare solo caratteristiche tecniche di un prodotto/servizio, senza trasferire anche quali risultati garantiranno, oltre al loro scopo originale e specifico.
- Il terzo aspetto è legato all'appartenenza a network territoriali (non virtuali) e a filiere commerciali corte. Le alleanze e le partnership strategiche permetteranno sempre più di non subire la concorrenza sleale di chi punta tutto sul prezzo o sulle promesse irrealizzabili. Quindi l'imprenditore "lupo solitario" o che passa tutta la sua vita in azienda è destinato a scomparire.
- Infine l'approccio "proattivo", ovvero la capacità di avere la mente sgombra per poter cogliere le opportunità che questo nuovo mercato sta dando. Ci sono settori che stanno vivendo un vero e proprio "boom" e che potrebbero creare sinergie con aziende che operano in settori più tradizionali: mi viene in mente un mio cliente che produce contenitori in plastica (settore generalmente in crisi) che ha però creato una partnership con un'azienda che produce bevande energetiche (settore in crescita esponenziale).
Ribadiamo che fare tutto questo non risolve il problema di base, ma aiuterebbe a traghettare le nostre aziende verso lidi più tranquilli.

 















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